Droga: Giovanardi, Valutare Se Introdurre Test Nelle Scuole

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    Roma, 5 giu. (Adnkronos Salute) - "Dobbiamo dare una risposta alle famiglie che ci chiedono se sia giusto e utile effettuare 'drug test' sui propri figli, o se non sia il caso di evitare il 'fai da te' che molti nuclei familiari hanno preso a sperimentare. Dobbiamo valutare se è opportuno introdurli nelle scuole e se costituiscono una reale e, soprattutto, necessaria forma di prevenzione". Così il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alle droghe, Carlo Giovanardi, a margine della sessione di lavoro 'Uso del drug test professionale nei programmi di prevenzione precoce: risorsa o rischio?', svoltasi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

    "Sempre più spesso i media parlano di drug test a cui sottoporre i giovani - continua Giovanardi - ma, che si sia d'accordo o meno sul loro impiego come forma di prevenzione, resto dell'idea che solo esami professionali danno le necessarie garanzie e possono essere oggetto di discussione. La loro importanza sta nella reale possibilità di individuare in anticipo le persone più vulnerabili e fornire loro aiuto con tempestività", spiega.

    "Infatti - fa notare Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga - dal primo uso di sostanze stupefacenti all'accesso ai Sert (servizi tossicodipendenze) trascorrono in media 8 anni, e questo ritardo nella diagnosi provoca un radicarsi dei comportamenti di assunzione, un aumento del rischio di abuso, la possibilità di contrarre patologie correlate, come epatite e Hiv, e rischi neurologici e di incidenti".

    "L'early detection, cioè l'identificazione precoce - prosegue Serpelloni - riduce, invece, i tempi di esposizione alle sostanze e a rischi correlati al loro impiego. Consente, inoltre, un intervento con maggiori prospettive di successo in quanto anticipato ad una fase dello sviluppo psichico del giovane caratterizzato da una maggiore disponibilità ad ascoltare i propri genitori ed educatori", precisa.

    "Naturalmente - conclude Giovanardi - bisogna lavorare affinché le famiglie ricevano un supporto psicologico ed educativo e siano in grado di gestire anche un esito positivo del test. Quest'ultimo deve rimanere uno strumento a cui ricorrere con il consenso esplicito e consapevole e liberamente formato dei figli, e non come atto punitivo".
     
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