«Sì ai matrimoni gay? E perché non alla poligamia?»

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    La sala stampa del Vaticano tuona (di nuovo) sulle nozze omosessuali: porterebbero alla promiscuità matrimoniale. Ma è esattamente il contrario.

    Negli Usa tre Stati (Maine, Mariland e Washington) hanno approvato il matrimonio omosessuale, in Francia il governo di Hollande ha presentato un disegno di legge che permetterà anche alle coppie dello stesso sesso di sposarsi ed in Spagna la Corte costituzionale ha rigettato un ricorso che contestava la legge attuale.
    Queste notizie hanno creato molto malcontento all’interno della Chiesa cattolica e padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, con un editoriale su Radio Vaticana (ripreso anche da Tempi) si domanda se il matrimonio omosessuale «corrisponda veramente al sentire delle popolazioni». Sul fatto che il matrimonio per le coppie dello stesso sesso risponda al sentire dei cittadini ci sono pochi dubbi: negli Usa c’è stata addirittura una consultazione referendaria mentre Hollande è stato eletto avendo dichiarato il suo progetto durante la campagna elettorale.

    Per padre Lombardi bisogna «conservare una visione della persona e dei rapporti umani in cui il riconoscimento pubblico del matrimonio monogamico fra un uomo e una donna sia una conquista di civiltà. Se no, perché non contemplare anche la poligamia liberamente scelta e, naturalmente, per non discriminare, la poliandria?». Questa tesi era stata sostenuta in Francia anche dal cardinale Barbarin.

    Spesso la Chiesa paventa il rischio che il matrimonio omosessuale possa portare alla legalizzazione della poligamia ma – al momento – proprio l’assenza del matrimonio omosessuale mette il nostro Paese a rischio “bigamia”. Un cittadino italiano potrebbe benissimo sposarsi con una persona dello stesso sesso in Spagna e – non essendo questo matrimonio riconosciuto in Italia – successivamente contrarre matrimonio eterosessuale in Italia senza aver prima sciolto il primo. Quindi ci sarebbero due matrimoni (uno eterosessuale e l’altro omosessuale) validi a tutti gli effetti: ovviamente se il matrimonio omosessuale fosse introdotto anche in Italia questo rischio non ci sarebbe. Il nostro Codice civile (titolo VI) prescrive che possono accedere al matrimonio i maggiorenni (art. 84), coloro che sono capaci di intendere e di volere (art. 85), coloro che non sono legati da un altro matrimonio (art. 86) e tra cui non vi sia un vincolo di parentela (art. 87).
    Sebbene padre Lombardi associ il matrimonio omosessuale alla poligamia, è evidente che il matrimonio per le coppie dello stesso sesso ha in comune con il matrimonio eterosessuale tutte queste condizioni e soprattutto quella prevista dall’articolo 86 del Codice civile: ossia non essere legati da un precedente matrimonio, elemento che manca nei matrimoni poligamici.

    La Chiesa si è sempre opposta all’introduzione del matrimonio omosessuale o a qualsiasi approvazione per le coppie omosessuali ritenendo che non siano degne di riconoscimento giuridico perché queste unioni non possono procreare.
    Il primo documento a riguardo si intitola “Famiglia, matrimonio e unioni di fatto” mentre un altro testo cardine della dottrina cattolica è “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”.
    Per la Chiesa cattolica la possibilità di procreare è un elemento essenziale per il riconoscimento giuridico di un’unione affettiva ed anche in tempi recenti il cardinale Bagnasco ha ribadito questo concetto. Nonostante tecniche di fecondazione assistita permettano anche alle coppie omosessuali di avere dei figli, questo – secondo la dottrina cattolica – continua ad essere inaccettabile.
    Se – come fa la Chiesa – si ritiene che il matrimonio per essere riconosciuto giuridicamente debba avere come condizione essenziale l’”apertura alla vita” con la possibilità di procreare, per quale motivo bisognerebbe impedire il riconoscimento giuridico della poligamia (un uomo sposato con più donne), della poliandria (una donna sposata a più uomini) o – peggio ancora – dell’incesto?
    Infatti, se si adottasse il “principio della procreazione” come sancito dalla dottrina cattolica ma assente in qualsiasi ordinamento giuridico, cosa proibirebbe ad un uomo regolarmente sposato con sua moglie di voler contrarre un altro matrimonio (non divorziando) con un’altra donna?
    Nel momento in cui la Chiesa cattolica ribadisce (per escludere quello omosessuale) che la procreazione è un elemento essenziale del matrimonio bisogna rigettare le suddette condizioni previste dal nostro ordinamento adottandone la “condizione della procreazione”: in questo modo si aprirebbe automaticamente la strada al riconoscimento delle unioni poligamiche, poliandriche ed incestuose che ovviamente sono prolifiche.
    Al contrario, introducendo il matrimonio omosessuale si ribadirebbe – come giusto che sia – il principio che per il nostro ordinamento giuridico è possibile contrarre matrimonio solo per persone libere da vincoli matrimoniali sbarrando automaticamente la possibilità che altre forme di unioni (come la poligamia e la poliandria) abbiano un riconoscimento giuridico.

    In sintesi l’introduzione del matrimonio omosessuale dovrebbe interessare proprio agli elementi più conservatori e tradizionalisti della società che in questo modo chiuderebbero la strada ad eventuali riconoscimenti giuridici per le unioni poligamiche, a naturale protezione della famiglia tradizionale: una tesi sostenuta in Gran Bretagna proprio dal leader conservatore David Cameron che così sintetizza il suo pensiero: «Io non sono a favore dei matrimoni gay nonostante sia conservatore. Sono a favore dei matrimoni gay proprio perché sono conservatore».



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    :rotfl: :rotfl: :rotfl:

    Il Vaticano diventa ogni giorno più spiritoso mah ._.

     
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